Un piccolo comune trentino installa nella sua centrale idroelettrica un centro di supercalcolo per fare “il mining di Bitcoin”
Non è un mistero che da qualche anno a questa parte siano scoppiate diverse ondate di “febbre da criptovalute”. Ogni primavera sembra essere la volta buona e sui giornali, nei tg e anche su TikTok arrivano titoli sensazionalistici del tipo “La fine dell’Euro”, “Inizia l’era Bitcoin”, “La moneta è digitale”, e così via. Puntualmente, poi, il baretto sotto casa non accetta neanche la carta di credito, la macchinetta della stazione prende solo monetine e se paghi in contanti in un negozio spesso non solo ricevi grandi sorrisi, ma anche lo sconto. Il ciclo di titoloni cala e scatta il cronometro per la prossima ondata.
Fatta questa premessa, bisogna prendere atto del fatto che il cronometro corre sempre più veloce: aumentano gli attori in campo e gli investimenti, sempre nuove e differenti criptovalute entrano in gioco e la tecnologia migliora se stessa ogni semestre. Tutto questo, però, costa e nel mondo si cerca di scovare sempre nuove fonti di energia per alimentare i centri di calcolo. Esistono diverse stime in materia, ma ogni fonte è concorde nell’affermare che l’attività di mining delle criptovalute assorbe nel mondo non meno di 100 miliardi di chilowatt ora l’anno.
Quali e quante soluzioni esistono?
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Questa domanda ci conduce in una stretta valle trentina, precisamente nel piccolissimo comune Borgo d’Anaunia, dove è stata costruita quasi 100 anni fa, nel 1925, una centrale idroelettrica.
Il sindaco, Daniele Graziadei, ha segnato un punto di svolta perseguendo un business sostenibile per la propria comunità. Infatti, ha convinto la sua giunta a installare nella centrale 40 supercomputer per realizzare un centro di potenza di calcolo da quattro petahash da utilizzare nel cosiddetto mining, cioè l’estrazione di monete virtuali. In questo caso, i Bitcoin.
Come si lega la presenza di una centrale alla volontà di fare mining?
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Il filo di collegamento è stato l’incontro tra il sindaco e la startupper trentina, Francesca Failoni, che ha lavorato per anni all’idea di un’azienda che potesse rappresentare un ponte tra la tecnologia blockchain e l’utilizzo di fonti rinnovabili.
Eccoci, quindi, ad un nuovo punto di inizio: l’energia pulita della centrale idroelettrica potrà alimentare i supercomputer; inoltre, trovandosi questi ultimi ad alta quota, non necessiteranno di condizionatori per raffreddarsi.
Quanti altri comuni nel nostro Paese potrebbero fare lo stesso?