L’intervento ai nostri microfoni di Giuseppe Vegas, più volte Sottosegretario e Vice Ministro dell’Economia dal 1995 al 2010, nonché ex Presidente della CONSOB
A margine del convegno L’insegnamento di Luigi Einaudi a 150 anni dalla nascita, che si è svolto lo scorso 25 marzo alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio a Roma, il Presidente del Comitato Nazionale per i 150 dalla nascita di Luigi Einaudi, Giuseppe Vegas, ha visitato i nostri studi di registrazione per un’intervista.
Quest’ultimo episodio di Oll In, con la conduzione del Presidente del Gruppo Activa, Lelio Borgherese, quindi, si configura come un’occasione in cui proseguire la riflessione sul contributo di Luigi Einaudi alla Storia e al pensiero politico ed economico, non solo italiani.
Economista e intellettuale di fama internazionale, secondo Presidente della Repubblica italiana dopo Enrico De Nicola, ma primo Presidente a essere eletto dal Parlamento secondo le modalità previste dalla Costituzione, Luigi Einaudi è considerato uno dei padri della Repubblica. La conversazione con il Presidente Vegas si apre proprio con l’inevitabile domanda: qual è il lascito, morale e materiale, di Luigi Einaudi e cosa ne rende attuale il pensiero?
Tra citazioni puntuali e aneddoti divertenti, Vegas – che in passato ha ricoperto il ruolo di direttore scientifico della Fondazione Einaudi – aiuta anche i nostri ascoltatori più giovani a comprendere la portata del contributo di Einaudi, che fu non soltanto un uomo politico, ma anche un docente, e prima ancora uno studioso, un giornalista e uno scrittore, e che ha, tra gli altri meriti, quello di aver teorizzato l’indissolubilità tra libertà politica e libertà economica.
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Un momento di approfondimento è dedicato proprio al tema del liberalismo – concetto che si tende erroneamente a sovrapporre a quello di liberismo – a confronto con il sentire più diffuso nella contemporaneità, il populismo.
Anche qui la domanda al Presidente Vegas era d’obbligo: quale lezione si può trarre dall’insegnamento di Einaudi riguardo quest’ultimo concetto che – lo sappiamo – prevede, nel suo senso più deteriore, la richiesta di un intervento urgente da parte dello Stato solo quando i problemi sono ormai deflagrati?
“Più che del populismo, questi sono gli effetti deleteri del corporativismo”, esordisce Vegas.
Poi prosegue: “Questo non avviene solo in Italia; in molti Paesi si pensa che tutelare singole categorie sia un bene economico, indirettamente, anche per il resto della società. In realtà non è così, perché, se io tutelo una categoria, sostanzialmente chiudo la porta ad altri soggetti che possono entrare a farne parte e non creo concorrenza”.
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Sempre a proposito di concorrenza, il nostro ospite aggiunge:
“Beninteso che deve essere una concorrenza regolare, non dico controllata ma fair, che non danneggi qualcuno avvantaggiando altri. Noi facciamo finta di vivere in un mondo di libera concorrenza, ma non è così, perché ci sono delle posizioni dominanti. Lo vediamo adesso che, finalmente, sia negli Stati Uniti sia in Europa, si iniziano a prendere posizioni contro le Big Tech, quelle grandissime imprese che agiscono fuori da ogni regola […]. Questo avviene perché siamo andati avanti e lo facciamo ancora adesso, in Italia, ma anche in Europa, a regolamentare singoli settori. Ma, per fare un esempio, tra i produttori di microfoni per la radio e i produttori di gomme per le biciclette… qual è l’interesse prevalente? Non c’è, si tratta sempre di una scelta politica, che può essere indirizzata da una serie di motivi, dicibili e meno dicibili. Invece, se regolamento orizzontalmente la libertà, con la possibilità di entrare in qualunque mercato, non si creano queste isole chiuse e protette a danno di chi resta fuori dalla porta a prendere la pioggia e il freddo. Questa è la chiave fondamentale, che ancora oggi ci vede in una situazione di difficoltà, perché da questo aspetto deriva l’inferiorità di molti mercati e di molte realtà, soprattutto del mondo occidentale, per dirla francamente. Nel mondo orientale i sistemi sono completamente diversi, molto più aggressivi. La regolamentazione è molto più bassa, però alla fine c’è il potere che regola e obbliga a investire in certi settori o magari a trattar male i lavoratori in altri e questo ovviamente non funziona, perché significa non consentire agli individui di aspirare a migliorare la propria condizione di vita, cosa che va contro qualunque principio di libertà, non tanto economica quanto civile.”
Per saperne di più sul liberalismo di Einaudi, e non solo, non vi resta che ascoltare il podcast.
Per approfondire, nel dettaglio, le attività che saranno organizzate nel corso del 2024 dal Comitato Nazionale per i 150 anni dalla nascita di Luigi Einaudi, invece, cliccate qui.
S. C.