La mostra “Italia al Lavoro”, dal 6 febbraio al Palazzo delle Esposizioni a Roma, ripercorre attraverso foto e video d’archivio l’evoluzione del mondo del lavoro in Italia, dal 1945 ad oggi
“Non sappiamo i loro nomi. Ma conosciamo i loro volti. Non sappiamo i loro cognomi. Ma vediamo – attraverso le foto e i filmati – i loro gesti e il loro essere parte di un tutto, le fabbriche e i campi, la modernità industriale, il cielo aperto e l’illuminazione degli stabilimenti, i piccoli centri di quell’immensa provincia che è l’Italia”.
È la frase dell’inviato del Sole 24 Ore, Pietro Bricco, che campeggia all’ingresso, a indicare il senso della mostra “Italia al Lavoro“, che è possibile visitare ancora fino al 23 marzo all’interno del Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale, a Roma.
L’esposizione, “che non pretende di essere esaustiva”, segnalano gli organizzatori – Invitalia e PalaExpo -, è un racconto attraverso una selezione di immagini e video d’archvio di alcuni momenti e luoghi di lavoro del nostro Paese: dai lavoratori uomini della Breda di Sesto San Giovanni alle donne impegnate nella raccolta delle olive nelle campagne del Meridione, dagli operai al lavoro per la posa dei binari sulla linea Brescia-Parma ai primi impiegati della Stock Exchange di Piazza Affari a Milano.
E ancora: le immagini scattate dall’agenzia fotografica Contrasto nel 2000 che ritraggono 1.200 appassionati di videogiochi che si sfidano online al Palasport di Firenze, i tecnici Telecom mentre a cavallo del nuovo Millennio installano una centrale telefonica digitale e i tecnici al lavoro sulla carrozzeria di una Ferrari, a Maranello. C’è tutto questo, dunque, e molto ancora nel percorso espositivo che racconta un pezzo d’Italia, con particolare attenzione alla sua evoluzione tecnologica.
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Così, le immagini e i documenti selezionati raccontano il passaggio dall’agricoltura e dall’artigianato del primo dopoguerra alle grandi industrie degli anni ’60 e ’70, fino alle sfide contemporanee legate alla digitalizzazione e all’intelligenza artificiale.
E, tuttavia, la mostra non si limita a una semplice cronologia di eventi, ma restituisce il volto umano del lavoro, raccontato attraverso testimonianze dirette che ne rivelano la forza e l’influenza sulle trasformazioni culturali e sociali dell’intero Paese. Inoltre, dopo aver riferito delle trasformazioni del nostro sistema industriale in particolare, il percorso dell’esposizione si chiude con le sfide che orientano il nostro presente e riguarderanno il nostro futuro: la transizione ecologica e l’AI.
“Le due transizioni stanno imprimendo, infatti, una nuova accelerazione al cambiamento, con impatti rilevanti sulla vita delle persone e sulla tenuta del pianeta”, scrive, nel catalogo introduttivo alla mostra, Bernardo Mattarella, AD di Invitalia. E, poi, lo stesso giurista aggiunge: “in questo contesto, istituzioni, impresa e Finanza sono chiamate a cooperare per garantire nuovi equilibri tra uomo e tecnologia e tra sviluppo e sostenibilità ambientale”.
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Sono le stesse riflessioni a cui è possibile arrivare, dopo aver osservato le più recenti immagini del percorso espositivo: il centro di distribuzione Amazon Italia a Castel San Giovanni, a Piacenza, il ritratto di un rider impegnato nelle consegne a domicilio durante la pandemia e, infine, l’immagine “un mondo, due specie, opera Gan-visionista mediante intelligenza artificiale generativa” di Riccardo Boccuzzi.
Quest’ultima, in particolare, ci ricorda i risultati di una recente ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, secondo cui nel 2024 il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia ha raggiunto un nuovo record, toccando quota 1,2 miliardi di euro con una crescita del +58% rispetto al 2023. Non solo.
A trainare lo sviluppo di quello che sarà il mercato del futuro sono soprattutto le realtà che usano l’AI generativa, cioè il 59% delle grandi imprese che ha un progetto attivo, mentre il 99% degli italiani, secondo questa indagine, ne ha almeno sentito parlare. Allo stesso modo di quando anche gli abitanti delle campagne apprendevano, quasi un secolo fa, delle fabbriche che si erano appena insediate nelle grandi città. E, ora, la mostra che si tiene a Roma in questi giorni, racconta anche questo processo conoscitivo che ha contribuito ad unire l’Italia, da Nord a Sud.
Gaetano De Monte
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