Report LinkedIn: il manager della sostenibilità è al secondo posto tra i lavori più richiesti in Italia oggi
La classifica 2023 dei lavori in crescita, basata su dati LinkedIn, rivela le 25 professioni in più rapida ascesa negli ultimi cinque anni, in un lasso di tempo che va da gennaio 2018 a luglio 2022. Al secondo posto di questo report troviamo il manager della sostenibilità, ma di cosa stiamo parlando? Cosa fa questa figura?
“Il Sustainability Manager ha come obiettivo il miglioramento di alcuni processi e comportamenti aziendali, da trasformare nell’ottica di una costante e crescente attenzione all’ambiente. Assume nomi diversi a seconda dei Paesi e delle aziende che incorporano questa figura nel proprio organico. Il 53% dei professionisti assunti in grandi e medie imprese per questo ruolo rivestono ruoli dirigenziali e molti di essi sono donne: l’attuale distribuzione per genere vede il 63% di donne e il 37% di uomini.”
Per un Paese come l’Italia, nel quale il tasso di occupazione femminile è ancora al di sotto della media europea, non è una percentuale da dimenticare. Forse siamo finalmente di fronte a un settore senza soffitti di cristallo da abbattere?
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Veniamo ora alle competenze del manager della sostenibilità.
Dallo studio “L’evoluzione organizzativa della sostenibilità nelle aziende italiane“:
“Il Sustainability Manager deve conoscere il business, il sistema di offerta delle tecnologie, del mercato e dei processi produttivi in cui opera. Deve avere la capacità di dialogare con le altre funzioni, per avere contezza delle caratteristiche e dei temi cruciali del business. Deve conoscere le traiettorie ambientali e sociali rilevanti e le loro implicazioni per il settore connesse al sistema dei rischi. Inoltre, deve avere sensibilità strategica, capacità di relazione e comunicazione, nonché capacità progettuale. Secondo lo studio, il 40% di queste figure sono maturate nell’ambito delle relazioni istituzionali.”
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Perché le aziende in Italia stanno cercando questa figura proprio ora? Partiamo dalla Politica.
Il Decreto Legislativo n. 254 del 30 dicembre 2016 sancisce “l’obbligo, per le imprese pubbliche, di presentare una dichiarazione di carattere non finanziario. La dichiarazione in questione deve essere incentrata su tematiche relative al personale, al rispetto dei diritti umani e ovviamente agli aspetti ambientali dell’operatività.” All’interno del DL, inoltre, sono riportati gli ambiti minimi per i quali sono richieste le rendicontazioni delle attività, la cui redazione prevede la libertà di scelta per quanto riguarda “gli standard, i KPI (Key Performance Indicator) e le metodologie di calcolo. La dichiarazione può essere presentata in forma volontaria e semplificata anche dalle imprese non sottoposte ad obbligo dalla normativa”.
Alla luce di questa direttiva e data la gestione complessa, sia burocratica sia operativa, di questi passaggi, un numero sempre maggiore di imprese e pubbliche amministrazioni scelgono di affidare il management a profili qualificati specifici. Ed è in questo contesto politico ed economico che nasce la professione del manager della sostenibilità.
Entro il 2030, quante e quali altre PMI (la maggioranza del mercato italiano) vorranno o dovranno affidarsi a questa nuova figura?
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Spiegato di che figura si tratta, cercheremo di capire insieme come si diventa manager della sostenibilità. Intanto, quali sono i percorsi formativi possibili?