Diritto all’oblio, deindicizzazione delle informazioni, intercettazioni secretate… ovvero la Data Protection nel mondo del giornalismo. Il punto di vista di Fabio Amendolara
Torna “A little privacy, please!“, il bancone del bar virtuale di Radio Activa Plus davanti al quale discutere di Data Protection in modo semplice. Questo episodio è condotto dal nostro Marco Trombadore e vede la partecipazione di Fabio Amendolara.
Giornalista professionista, già firma del settimanale “Oggi” e del quotidiano “Libero”, attualmente il nostro ospite lavora per il quotidiano “La Verità” e per il settimanale “Panorama”. Amendolara è anche autore di libri-inchiesta che hanno portato alla riapertura di casi giudiziari per i quali ha ottenuto diversi riconoscimenti. La sua ultima pubblicazione si intitola “VelEni: le misteriose morti di Mattei, Pasolini e De Mauro”. Tra le altre cose, si occupa di diritto all’oblio e di deindicizzazione delle informazioni.
Proprio su questi ultimi temi si apre l’episodio “Data Protection nel giornalismo”, a partire dal recente arresto del boss latitante Matteo Messina Denaro, grande risultato nella lotta alla criminalità organizzata, che ha posto, tra le altre, la questione della necessità di trovare un punto di equilibrio tra diritto alla cronaca e diritto alla privacy. Punto di equilibrio di per sé variabile per diverse ragioni (notorietà del soggetto in questione, rilevante interesse pubblico e così via), che, tuttavia, non è stato sicuramente trovato da chi ha scelto di pubblicare, per esempio, la cartella clinica di Messina Denaro o dettagli inerenti la sua vita sessuale.
Sul diritto alla riservatezza per tutti, “mostri” compresi, si è espresso recentemente anche Guido Scorza, componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali e ospite dell’episodio “Il diritto alla privacy degli ultimi“.
Approfondisci con il nostro podcast: Il diritto all’oblio nell’era digitale
Dove trovare il punto di equilibrio? Qual è il punto di vista di un professionista dell’informazione? Anzitutto, partiamo dal definire il personaggio in questione.
“In questo caso abbiamo delle sentenze passate in giudicato, quindi oltre a essere un super latitante, possiamo anche definire Matteo Messina Denaro un mafioso, condannato più volte per associazione di stampo mafioso. […] Abbiamo, però, anche visto i preservativi, le scatole di Viagra, i video delle perlustrazioni all’interno della casa. Abbiamo visto che teneva un peluche su un termosifone. […] Caso per caso bisognava verificare e decidere cosa era pubblicabile e cosa, invece, era ultroneo e non solo per una questione di privacy, ma anche perché determinate cose vanno ad appesantire il racconto.”
Ancora con le parole del nostro ospite, “ogni giornalista decide fin dove può spingersi con il diritto di cronaca, se fa bene lo si stabilisce dopo”. Amendolara cita l’esempio della cartella clinica di Papa Francesco, a sua volta diventata di dominio pubblico un paio di anni fa e da cui abbiamo tutti appreso che il pontefice soffriva di stenosi diverticolare del colon.
Sia nel caso del Papa sia in quello più recente di Messina Denaro c’è stato un eccesso di informazioni. Nel secondo caso, però, a un certo punto il super latitante ha fatto sapere che preferiva un certo tipo di cure e si è reso, quindi, necessario (o quantomeno di interesse pubblico) spiegare quale malattia lo avesse colpito.
Può collocarsi qui il punto di equilibrio tra diritto alla cronaca e diritto alla riservatezza?
Ancora, cosa intendiamo con diritto all’oblio? E in cosa consiste l’attività di deindicizzazione?
Insieme ad Amendolara, Trombadore affronta poi, tra gli altri, il tema del diritto di accesso ai documenti detenuti dalla pubblica amministrazione e di come questo si interseca con il diritto di cronaca nell’esercizio dell’attività giornalistica.
Per saperne di più, non vi resta che ascoltare l’episodio!
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S. C.