Quale futuro per il mondo del lavoro in Italia? Colloquio con l’ex Ministro Cesare Damiano
I dati diffusi agli inizi di dicembre dalla CGIA di Mestre hanno confermato che con il governo Meloni l’occupazione in Italia è cresciuta del 3,6%. Ma poiché è comunque evidente la crisi che attraversa l’odierno mondo produttivo, soprattutto per ciò che riguarda la manifattura (e si vedano per tutte le crisi dell’acciaio e dell’automobile) continuando con il nostro Speciale Radio Activa Plus sul mondo del lavoro che cambia, abbiamo chiesto a Cesare Damiano, una delle delle personalità in Italia che ha più esperienza e competenza nel settore, essendo anche stato Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale dal 2006 al 2008 durante il secondo governo guidato da Romano Prodi, di offrirci una fotografia del mondo del lavoro attuale, con uno sguardo rivolto al futuro.
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L’ex Ministro, dopo una lunga esperienza da deputato all’interno del Partito Democratico, oggi continua ad occuparsi di tematiche giuslavoristiche da docente, consulente e da Presidente dell’associazione Lavoro & Welfare, avendo anche all’attivo diversi scritti e pubblicazioni. Ai nostri microfoni ha ribadito che “se vogliamo esaminare l’andamento del mercato del lavoro in Italia da un punto di vista esclusivamente quantitativo, gli ultimi dati di cui il governo fa grande propaganda sono positivi, perché abbiamo superato la soglia dei 24 milioni di occupati, e il cosiddetto tasso di occupazione, cioè la percentuale di coloro i quali tra i 15 e i 64 anni sono al lavoro sul totale della popolazione, è del 62,2%”. Ha specificato Damiano: “dal 1970, questi sono in assoluto i numeri più alti”.
Tuttavia, ha rilevato ancora l’ex Ministro: “si potrebbe dire che tutto va bene, a considerare il dato quantitativo; a guardare il dato qualitativo, invece, rispetto al dato europeo del tasso di occupazione, possiamo dire che risultiamo fanalini di coda. La Germania in questo senso mantiene numeri da capogiro, arrivando al 85% del tasso di attività”.
Si potrebbe dire, dunque, che in Italia siamo in presenza di un aumento quantitativo per ciò che riguarda il mondo del lavoro, sì, ma che c’è una costante diminuzione della qualità, se consideriamo altri fattori come le ore impiegate di cassa integrazione, i tre milioni di lavoratori poveri, la tendenziale diminuzione dell’assunzione di lavoratori e lavoratrici considerati fragili. Ma c’è di più.
Per Damiano, infatti, esiste un altro fattore da considerare: la percentuale degli occupati rispetto alla distribuzione delle ore lavorate. E qui vengono in soccorso i dati di uno studio di Lavoro & Welfare, secondo il quale dal 2008 a oggi le ore lavorate nella Manifattura sono diminuite del 19%. “Si lavora di meno a fabbricare, mentre aumentano del 6% le ore lavorate nei servizi”, afferma Damiano. Poi continua: “questo significa che vengono meno i posti di lavoro nei settori con contratti buoni, retribuzioni alte e con una maggiore stabilità legata ai cicli produttivi, mentre aumentano i posti di lavoro nel settore dei servizi, dove i contratti, mi riferisco, ad esempio, alla Ristorazione e al Commercio, hanno tempi di rinnovo più lunghi, il lavoro è occasionale, e quello nero è più presente”.
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Il lungo colloquio che Radio Activa Plus ha avuto con l’ex Ministro Damiano è stato l’occasione per ripercorrere attraverso un’ampia carrellata di fatti e avvenimenti normativi, la storia delle relazioni industriali degli ultimi 40 anni; da quando, cioè, la centralità del lavoro è stata prima sostituita dall’idea della flessibilità, fino ad arrivare ad oggi, nel tempo in cui l’avvento della tecnologia e della robotica, poi quello dell’intelligenza artificiale, ha cambiato completamente gli scenari, con i robot umanoidi che potrebbero addirittura sostituire determinate produzioni.
“Adesso siamo di fronte a nuovi scenari produttivi che sono già tra noi, a nuove frontiere che hanno bisogno di nuove regole normative, nuove contrattazioni. L’Europa è stato il primo continente a varare una legge per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale; noi paradossalmente non deteniamo la tecnologia, che è in mano a Cina e Stati Uniti, ma la regoliamo a livello normativo“, ha aggiunto l’ex Ministro.
Infine, con Damiano abbiamo ragionato sulla necessità di un cambiamento organizzativo verso modelli di lavoro più produttivi e sull’urgenza di cogliere le sfide dell’Innovazione in una società come quella italiana dove il settore terziario rappresenta il 50% dell’occupazione e il 47,4% del PIL, e il 20-25% di questo prodotto è determinato dai servizi alle imprese.
Ma per saperne di più, non vi resta che ascoltare l’intera puntata.
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Gaetano De Monte