Micaela Romanini di Women in Games Italia svela i retroscena di un’Industria in trasformazione, in cui le donne stanno ridisegnando il futuro tecnologico del gaming
Il mondo del gaming sta attraversando una metamorfosi antropologica profonda: in particolare, il genere femminile sta ridisegnando gli equilibri di un’Industria tradizionalmente maschile. I dati di IDEA raccontano un panorama sorprendente: un mercato da 2,2 miliardi di euro con una crescita del 5% annuo. E il dato più rivoluzionario riguarda proprio la rappresentanza femminile… su 14 milioni di videogiocatori, il 42% sono donne.
Questo dato statistico nasconde, tuttavia, un’enorme contraddizione: solo il 24% degli addetti del settore sono donne. Un paradosso che Micaela Romanini, fondatrice di Women in Games Italia (organizzazione no profit che lavora per la diversità nel settore del gaming in Italia), interpreta come una sfida culturale complessa.
Benvenute e benvenuti su WoW – Women on Web, il podcast tecnofemminista di Radio Activa Plus a cura di Francesca Pucci e Federica Meta. Come ascolterete durante l’intervista, la prospettiva di Romanini supera la visione tecnicistica del gaming.
Non si tratta solo di sviluppare videogiochi, ma di costruire ecosistemi narrativi dove il genere diventa elemento di arricchimento e non di discriminazione. Le donne nel gaming non sono più solo Game Designer, ma professioniste che attraversano l’intera filiera: dalla localizzazione al marketing, dalla comunicazione alla regia.
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L’evoluzione tecnologica diventa metafora dell’emancipazione femminile. L’intelligenza artificiale, le nuove piattaforme di sviluppo, la conoscenza dei mercati internazionali diventano strumenti non solo professionali, ma di ridefinizione identitaria. Ogni nuova tecnologia è un territorio da esplorare, un confine da oltrepassare.
La filosofia del cambiamento passa attraverso l’educazione. Servono scuole, eventi, sensibilizzazione culturale che mostrino il gaming non come un universo ludico, ma come un ecosistema professionale di opportunità paritarie. I genitori e i docenti devono comprendere che ogni videogioco è un potenziale percorso di crescita personale e collettiva.
L’analisi di Micaela Romanini affronta anche il tema dell’inclusione come rivoluzione culturale. Non basta inserire le donne nel gaming, serve trasformare i paradigmi. Gli eventi in cui solo uomini parlano di gaming diventano metafora di un vecchio mondo che resiste al cambiamento. E questo, purtroppo, non accade solo nel settore dei videogiochi, ma è un pattern ricorrente in ogni ambito.
Il futuro non è più una questione di genere, ma di talento, passione e capacità di immaginare mondi diversi. Il gaming diventa, così, un laboratorio sociale dove le differenze non sono ostacoli, ma risorse generative di Innovazione.
WoW – Women on Web continua a essere il microfono necessario a raccontare questa rivoluzione, dove ogni storia femminile diventa parte di un cambiamento globale.
T. S. V.
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