Tra politica territoriale e disintermediazione del digitale
Un nuovo appuntamento con lo Speciale Radio Activa. Oggi il nostro speaker Marco Borgherese, Vice Presidente del Gruppo Activa, ha intervistato Luciano Floridi, Professore di Filosofia ed Etica dell’Informazione presso l’University of Oxford, dove è anche Direttore del Digital Ethics Lab dell’Oxford Internet Institute, e Professore di Sociologia della Comunicazione presso l’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna. In questa seconda parte dell’intervista facciamo un ulteriore passo in avanti nella comprensione della nuova realtà che la transizione digitale ci sta facendo vivere. Come ben sappiamo, infatti, Internet ci permette di accedere a servizi e beni da qualsiasi punto del pianeta e in qualsiasi momento. Nessun essere umano è più costretto a usufruire delle sole opportunità del mondo fisico più prossimo a lui.
Si tratta della fine dell’analogico? Esisterà davvero solo il mondo Meta o sono sensazionalismi?
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Parallelamente, per riuscire a varcare la soglia di queste nuove frontiere digitali, servono persone con grandi capacità e competenze che sappiano dirigere e indirizzare il cambiamento. Il Professor Floridi ci ricorda, infatti, che il nostro presente non è così prodigiosamente all’avanguardia:
“Stiamo raccogliendo oggi decenni di cattivi investimenti nella formazione. La formazione di un ingegnere non avviene schioccando le dita. La governance, non solo digitale, non la fai dall’oggi al domani. Noi stiamo raschiando il barile per mancanza di capitale umano con grandi capacità. Manca una visione del futuro e di come si arrivi ad attuare questo futuro.”
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La tanto proclamata libertà offerta da questa rete interconnessa è però limitata, nella sua applicazione fattuale, dalle linee guida legislative dei diversi Paesi del mondo. Non tutti gli Stati infatti applicano la stessa politica e, perfino all’interno di uno stesso territorio, la cultura, la mentalità, i fondi per la formazione, il rapporto con i media non sono unitari.
Come conciliare quindi questa disomogeneità, ancora fortemente novecentesca, alle nuove possibilità del digitale? Come governare questa frammentarietà? Ci sono e ci saranno persone in grado di gestire questa trasformazione?
Francesca Ponchielli