Giustizia predittiva: intervista al Professor Antonio Punzi
Nuova puntata di LegalTech Show, il programma condotto da Silvano Donato Lorusso e Nicolino Gentile di BLB – Studio Legale e di LegaltechItalia. Oggi parliamo di giustizia predittiva con un ospite d’eccezione: il Professor Antonio Punzi, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza della LUISS Guido Carli dal 7 ottobre 2020.
Come la tecnologia sta cambiando il mondo giuridico?
Allo stato attuale, attraverso il calcolo e algoritmi è già possibile prevedere il risultato di una causa civile o penale. Questo porta come conseguenza diretta l’occasione di gestire in anticipo la controversia, ragionando prima del processo sull’esito. Che conseguenze ha sul mondo legale? Sono aumentati gli accordi?
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Una vera e propria sfida tecnologica, ma non dimentichiamoci che la macchina ha dei limiti come l’uomo. Infatti, anche noi quando formuliamo una legge oggettiviamo un pensiero in una scrittura limitata; anche noi, con il nostro linguaggio, nel momento stesso in cui si definisce, parallelamente si limita e lascia fuori qualcosa. Si tratta di un lavoro costante e concreto di implementazione, per andare oltre a queste limitazioni. L’Intelligenza artificiale non può e non deve essere da meno.
Il presente e il futuro si colorano, quindi, di collaborazioni uomo-macchina. I passaggi per non sbagliare sono fondamentali e in continua evoluzione. Infatti, nel momento in cui ci interroghiamo su come interpreta la macchina, è necessario avere completato lo step precedente: che cosa abbiamo chiesto noi, a monte, alla macchina? Siamo davvero sicuri che si tratta di fare decidere qualcun altro al posto nostro?
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Quanto siamo lontani dalla previsione del crimine? Forse siamo arrivati?
La Polizia di Stato in Italia utilizza già software predittivi che orientano le ricerche, gli spostamenti e le indagini, per prevenire o accertare il fatto. Una pratica, ci avverte il Prof, Punzi, che dobbiamo però sapere gestire: “dobbiamo essere vigili: una novità che può avere un utilizzo corretto nella misura in cui riusciamo a capire come la macchina ragiona, come usa i dati? Bisogna gestire questi dati di sorveglianza in modo tale che non siano in violazione dei nostri valori”.
Quindi, una “polizia predittiva” a patto che ci siano chiare le condizioni di codifica dei software utilizzati. Non a caso, l’Unione europea testa queste e altre innovazioni in spazi protetti e costantemente monitorati. Il pattern sembra segnato: non si ferma la tecnica per la mera paura che l’IA scelga senza di noi.
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Infine, c’è il tempo per discutere di metaverso e diritti. C’è realmente il rischio che la tecnologia si regoli da sé?
La possibile autarchia di questo mondo parallelo, un universo diverso creato con logiche e legislazioni differenti, ci deve spaventare?
Chi saremo noi nel metaverso?
Le domande sono tante e le risposte non sono sempre tutte bianche o nere. Non resta che ascoltare il podcast.
Francesca Ponchielli