Cosa sappiamo sulle azioni del Garante nei confronti di DeepSeek

L’Authority è intervenuta per tutelare l’esercizio dei diritti degli utenti interessati in Italia, dato il rischio di utilizzo improprio dei dati

 

 

Nell’ultima settimana il Garante per la protezione dei dati personali è intervenuto con due distinte prese di posizione nei confronti di DeepSeek.

Dapprima, il 31 gennaio, l’Authority per la privacy ha inviato una richiesta di informazioni a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e a Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le società che forniscono il servizio di chatbot DeepSeek, sia su piattaforma web sia su app, chiedendo alle due società “di confermare quali siano i dati personali raccolti, da quali fonti, per quali finalità, quale sia la base giuridica del trattamento”.

Una richiesta, quella dell’Authority presieduta da Pasquale Stanzione, motivata con “l’eventuale alto rischio per i dati di milioni di persone in Italia“.

All’indomani di questa prima azione, poi, lo stesso Garante ha diffuso una nota stampa in cui riferiva di aver disposto “in via d’urgenza e con effetto immediato, la limitazione del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e di Beijing DeepSeek Artificial Intelligence”.

Inoltre, da Piazza Venezia precisavano che il provvedimento di limitazione delle attività delle società si riteneva necessario in quanto le loro comunicazioni non erano state coniderate soddisfacenti. Nello specifico, le società “hanno dichiarato di non operare in Italia e che ad esse non è applicabile la normativa europea”, si leggeva nel comunicato. 

 

 

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L’Autorità, oltre a disporre la limitazione del trattamento, da quanto è trapelato, ha contestualmente aperto un’istruttoria. ll responsabile delle Relazioni esterne di Altroconsumo, Federico Cavallo, ha fatto notare che “il provvedimento di sospensione conferma le gravi violazioni della normativa GDPR che erano già emerse dalla nostra analisi e che ci avevano portato a inviare una segnalazione“.

Cavallo ha spiegato ancora che l’associazione Altroconsumo aveva evidenziato diversi problemi, e cioè che in questo modo “i dati personali degli utenti europei sono trasferiti in Cina senza adeguate garanzie; l’informativa sulla privacy pubblicata sul sito ufficiale rivela molteplici violazioni delle normative europee e nazionali sulla protezione dei dati, e ci sono dettagli insufficienti su conservazione dei dati, diritti degli utenti e categorie di dati”.

Così, il Garante è intervenuto per tutelare l’esercizio dei diritti degli utenti interessati in Italia, in assenza di procedure certe e visto il rischio di utilizzo improprio dei dati. E, intanto, come ha rivelato l’Associated Press: anche l’ente di controllo della privacy dei Paesi Bassi ha avviato un’indagine sulle pratiche di raccolta di DeepSeek, esortando al contempo gli utenti olandesi a prestare attenzione al software dell’azienda.

 

 

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Alcuni tra gli analisti che sono intervenuti domenica scorsa durante su Radio-Cor, però, mantengono una relativa fiducia sulle potenzialità future di DeepSeek. Secondo loro “la tendenza verso modelli di AI più economici, più piccoli ma più capaci, potrebbe accelerare l’adozione dell’AI Edge nelle automobili e in altri dispositivi IoT, a vantaggio dei semi conduttori industriali”.

Gli stessi esperti hanno invitato a riflettere, poi, sul fatto che tutti i progressi dell’AI avvantaggiano chiaramente le Platform Company, perché “grandi società come Meta, Alphabet, Amazon e Microsoft saranno in grado di sfruttare i modelli di AI in modo più efficace”. E hanno ribadito: “il fatto che Meta abbia annunciato le sue intenzioni di investimento dopo la notizia del lancio di DeepSeek dimostra che gli hyperscaler rimangono ottimisti sui ritorni“.

E, tuttavia, al di là delle questioni economiche, c’è un fatto misterioso che è stato sottolineato nelle stesse ore alla radio dell’Adnkronos dall’Avv. Guido Scorza: la dichiarazione della società cinese di non aver mai operato in Italia e di non averne intenzione, mentre l’app era già disponibile sugli store italiani e utilizzabile fino a pochi giorni fa.

Proprio questa “mancata verità” è una delle cose che ha preoccupato maggiormente il Garante per la protezione dei dati personali.

Gaetano De Monte

 

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