Nel menu della “steakhouse sostenibile” ci sono hamburger e nuggets di carne vegetale, ma anche una delle pochissime tagliate stampate in 3d presenti in Italia
Tra le novità culinarie romane del 2023 spicca l’apertura di Impact Food in zona Parioli, precisamente in viale maresciallo Pilsudski 86. Questa “steakhouse sostenibile” è degna di nota non solo perché serve hamburger, nuggets – e variazioni sul tema – vegetali, tutti soprendentemente gustosi, ma anche e soprattutto perché si tratta di uno dei pochissimi ristoranti in Italia dove è possibile provare “carne-non carne” stampata in 3d.
A onor del vero, a Roma da pochi giorni si può provare anche la “Redefine Meat” proposta dal ristorante vegano Rifugio Romano, un’interessante alternativa a quella di Impact Food, servita con crema di carote e accompagnata da patate arrosto. E da qualche tempo pure i milanesi hanno la possibilità di assaggiare la tagliata stampata in 3d. Si può dire, però, che Impact Food ha fatto da apripista.
La redazione quasi al completo ha voluto sperimentare il gusto dell’innovazione tecnologica al servizio della sostenibilità ambientale. Con esiti alterni. C’è chi ha apprezzato a pieno, pur nell’impossibilità di descrivere il sapore, chi ha fatto fatica a finire il piatto, trovandolo comunque saporito, e la sottoscritta, per cui il primo morso è stato deludente, ma poi ha finito con il leccarsi i baffi.
Vi starete chiedendo: di cosa sa questa tagliata stampata in 3d?
Difficile a dirsi. Il sapore più riconoscibile al palato è un retrogusto di piselli tostati, il che è soprendente, se si legge la lista completa degli ingredienti fornita su Instagram a un utente curioso: “acqua, proteine del grano, della soia e della patata, oli vegetali raffinati (di canola e di girasole), amido di mais e di frumento, farina di frumento, burro di cacao, maltodestrine, aromi, sale, malto d’orzo, senape, verdure essiccate; e, per dare il colore della carne: barbabietola, caramello, succo di ciliegia”.
In questo elenco dei piselli nemmeno l’ombra, eppure il cameriere che ci ha serviti ha citato sicuramente “grano, piselli, soia, barbabietola e olio di cocco per restituire l’aspetto e la consistenza della parte grassa della carne”. Forse l’inghippo sta nel fatto che sono due i tipi di “carne-non carne” nel menu di Impact Food: il beyond e il redefine.
Quest’ultima tipologia prende il nome dall’azienda israeliana Redefine Meat, che da anni lavora alla realizzazione di alternative alla carne che possano, però, ricordarne il sapore e soprattutto la consistenza.
Il target ideale della tagliata stampata in 3d, perciò, potrebbe essere sia un vegetariano, che ha smesso di assumere carne per ragioni etiche ma sente la mancanza di quel gusto, sia un onnivoro che voglia sperimentare un’alimentazione più sostenibile, nella direzione del flexitarianesimo. Se non avete mai sentito questa parola, potete approfondire qui.
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Ogni stampante 3d lavora per addizione, aggiunge strati su strati all’oggetto che realizza dandogli via via lo spessore desiderato. Nel caso della “finta tagliata”, ipotizzo che l’aspetto più complesso da ricreare fosse la consistenza, più che il sapore o il colore, eppure quella mangiata da Impact Food ha una “texture” assolutamente convincente al taglio – e al morso – grazie alla giustapposizione dei diversi ingredienti che riescono a restituire l’apparenza della fibra e quella del grasso. Anche il colore ricorda da vicino quello di una vera tagliata.
Ciò che, soggettivamente, mi ha convinta meno è stato proprio il sapore, non perché mi aspettassi, o desiderassi, quello della vera carne, ma perché slogan come “ridurre l’impatto ambientale non è mai stato così gustoso” alzano troppo le aspettative. Perlomeno quelle delle mie papille gustative.
Ad ogni modo l’iniziativa di Impact Food – e di Impact Corp – rimane lodevole e i pochi piatti provati ci hanno invogliati a tornare.
Una scelta alimentare plant based oggi è più che auspicabile, oltre che etica. Prodotti alimentari alternativi a quelli animali sono sempre più diffusi, nonostante lo scetticismo dei fedelissimi della grigliata mista di Pasquetta. Tra l’altro si tratta di una tendenza che potrebbe aiutare a risolvere due enormi crisi che incombono sul futuro del pianeta, quella alimentare e quella ambientale.
Sebbene ad oggi risulti improbabile che la finta carne stampata in 3d possa arrivare a sostituire del tutto i prodotti tradizionali, resta il fatto che l’attuale modello di produzione e consumo di cibo è altamente inquinante, oltre che non sufficiente a sfamare la popolazione mondiale sul lungo termine.
Per saperne di più sul piatto che abbiamo provato, e non solo:
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