SPECIALE RADIO ACTIVA+

La grande sete: le azioni per far fronte alla crisi climatica

In occasione della Giornata mondiale dell’acqua Piero Badaloni presenta il suo ultimo documentario

 

la grande sete badaloni
Foto di scena da “La grande sete” (Credit: LAND Comunicazioni)

 

Anche grazie alla sensibilizzazione portata avanti dall’attivista Greta Thunberg a partire dal 2018, con le manifestazioni dallo slogan skolstrejk för klimatet, oggi l’attenzione verso i temi ambientali è nettamente aumentata rispetto al passato. Ma per quanto si possa essere consapevoli del fatto che il clima è un ecosistema complesso e interconnesso, non a tutti verrebbe subito in mente che sussiste un legame tra lo scioglimento dei ghiacci del circolo polare artico e l’avanzamento del deserto nell’africa subsahariana. Si apre su questo insolito e drammatico aspetto “La grande sete”, l’ultimo documentario del giornalista Piero Badaloni prodotto da Land Comunicazioni, che andrà in onda oggi, in seconda serata, su RAI 3 e resterà poi visibile su RaiPlay. L’occasione è la Giornata mondiale dell’acqua, che ricorre il 22 marzo.

 

 

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In questo episodio del nostro Speciale Radio Activa parliamo, quindi, di un elemento fondamentale per la vita di tutti: l’acqua, bene ancora più prezioso agli occhi di chi non vi ha accesso. Il 20% della popolazione mondiale, infatti, usa da sola l’80% delle risorse idriche del pianeta. “I problemi dei paesi poveri dell’Africa partono dalla scarsità d’acqua, ma si tratta solo di un sintomo del loro disagio e della loro povertà”, commenta Badaloni. E aggiunge: “Il contraccolpo delle sanzioni legate alla guerra russo-ucraina sarà ancora più pesante per loro”. Entro il 2050, stando a quanto dichiarato dall’ONU nel suo rapporto sulle acque mondiali, cinque miliardi e mezzo di persone soffriranno per carenza d’acqua. Cosa si sta facendo e che cosa si dovrebbe ancora fare per evitare questo scenario? E qual è il ruolo delle organizzazioni di volontariato, come Ho avuto sete, nel dramma del fenomeno dei profughi climatici?

 

 

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migranti clima

 

Ancora, che cosa ha in programma l’Europa per tutelare i suoi fiumi e i suoi laghi? Una direttiva quadro del 2000 individuava nel 2015 l’anno in cui tutti i Paesi membri dell’Unione avrebbero potuto – e dovuto – raggiungere un buono stato ecologico dei propri corpi idrici. Il traguardo però è stato in seguito posticipato al 2027. Come evitare altri slittamenti? Tra i buoni propositi attuali c’è quello dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, che intende liberare il flusso di 25mila km di fiumi entro il 2030. Perché ci si riesca, però, “è necessario rendere più forte la governance comunitaria di tutela dei corpi idrici“, osserva il Commissario europeo all’Ambiente, Virginijus Sinkevicius, sollecitato a riguardo nel documentario del nostro ospite.

 

 

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la grande sete

 

Venendo al nostro Paese, “La grande sete” risponde anche alle domande: cosa si intende con stress idrico? E, soprattutto, perché l’Italia lo rischia? Tra i vari esempi negativi si fa quello del Sacco, che ha il triste primato di “fiume più inquinato d’Italia” e per cui nel 2018 la Procura di Frosinone ha dichiarato il “disastro ambientale plurimo”. Quella situazione si è via via aggravata a partire dagli anni ’50 con la costruzione del polo industriale di Colleferro, ma solo nel 2019 si è intervenuti per rimediare. Ci sono però anche situazioni positive, come la rinaturalizzazione del Po ad opera delle associazioni dei cavatori in accordo con il WWF, che intende ripristinare lo stato originario del fiume. Il programma è stato tra i primi progetti presi in considerazione dal Ministero per la Transizione Ecologica e sarà finanziato con i fondi del PNRR.

 

 

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obiettivi sviluppo sostenibile

 

Nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, firmata nel 2015 dagli Stati dell’ONU, a proposito della qualità e della quantità di risorse idriche, gli Stati hanno preso quattro impegni in particolare: ridurre il numero di chi soffre carenza di acqua; aumentare la cooperazione internazionale su programmi legati a questi temi; rafforzare la partecipazione delle comunità locali nella gestione delle risorse idriche; e, infine, l’impegno a proteggere e a risanare gli ecosistemi legati all’acqua. C’è un nuovo ostacolo però: dal 2020 l’acqua è un bene finanziario quotato in borsa. Ma c’è anche un appuntamento in cui riporre le nostre speranze: nel marzo 2023 l’ONU ha convocato la seconda conferenza mondiale sull’acqua dopo decenni.

Sabrina Colandrea

 

Ospite

Piero Badaloni

Giornalista professionista dal 1975, Piero Badaloni ha alle spalle 40 anni di giornalismo attivo su temi di attualità. Da sempre ha alternato reportage e inchieste alla creazione e alla conduzione di programmi sperimentali di infotainment. Per citarne solo alcuni: “Droga che fare”, “Italia Sera”, “Piacere Raiuno” e “Unomattina”. Negli anni ’80 e ’90 è stato […]

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