I dati Ipsos: l’atteggiamento positivo prevale. Quanto agli scettici, il 26% degli intervistati afferma che l’AI toglierà posti di lavoro
L’intelligenza artificiale, in particolare ChatGPT, è un tema sempre più presente nel dibattito pubblico e nella vita quotidiana. Secondo una recente ricerca condotta da Ipsos, il 65% dei partecipanti al sondaggio dichiara di conoscere le applicazioni legate all’AI. Tuttavia, l’esame dei dati rivela anche alcune preoccupazioni e diffidenze riguardo all’impatto sull’occupazione e la creatività.
Analizziamo nel dettaglio i risultati di questa interessante indagine.
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Conoscenza delle applicazioni dell’AI
Secondo i risultati dell’indagine Ipsos, il 65% degli italiani è consapevole delle applicazioni dell’AI. In particolare, l’applicazione più nota risulta essere “ChatGPT, conosciuta dal 40% del campione”. La ricerca ha coinvolto oltre 1.400 persone di età compresa tra i 15 e i 65 anni. È interessante notare che la maggioranza di coloro che conoscono l’AI e le sue applicazioni è composta da uomini.
All’interno di questo gruppo, “il 37% ha approfondito maggiormente il tema, il 28% ne ha sentito parlare solo superficialmente, mentre il 25% ne è a conoscenza, ma non ha mai utilizzato un’applicazione specifica”. Tra le applicazioni menzionate dagli intervistati, ChatGPT risulta essere la più familiare, seguita da Dall-E (8%), Bard Google (16%), Stable Diffusion e Midjourney (12%).
Tuttavia, “il 25% del campione non conosce nessuno di questi strumenti, principalmente tra le persone più anziane”.
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L’atteggiamento verso l’AI
Nell’insieme, l’atteggiamento verso le applicazioni dell’AI è positivo. “Il 44% del campione ritiene che queste applicazioni semplificheranno i processi, mentre il 41% crede che rappresenteranno un valido supporto per la propria vita professionale”. Assolutamente necessario far presente che questi giudizi prevalentemente positivi provengono principalmente dalla fascia di età più giovane.
Tuttavia, l’indagine Ipsos ha evidenziato anche alcune preoccupazioni riguardanti l’AI. “Il 26% degli intervistati teme che l’AI porti alla perdita di posti di lavoro, il 24% ritiene che rappresenti una minaccia per la creatività umana e il 16% pensa che amplifichi il divario tecnologico”.
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AI: cosa resta?
Tirando le somme ed essendo in aria di pagelle di fine anno, possiamo dire che l’AI è promossa con un debito a settembre. Non male, dato che la bocciatura sembrava una scommessa scontata. Invece, gli italiani preoccupati sono in netto svantaggio rispetto a chi mostra un atteggiamento positivo e aperto alla sfida. ChatGPT è ormai ampiamente conosciuto, simbolo di una intera categoria di strumenti che possono darci una marcia in più invece che bloccarci. Certo, serve un’approfondita comprensione dell’AI, che non si può fermare alla superficie.
Infine, ciò che forse più di ogni altra cosa possiamo portarci a casa da questa indagine è la necessità di una discussione aperta e priva di bias sull’AI e sul suo impatto nella società odierna. Una società sempre più binaria e divisiva, fatta di pro e contro, di assolutamente no e assolutamente sì… in questo contesto non avrebbe senso la riscoperta del “dubbio positivo”? La riscoperta del “facciamolo, ma con cautela”? Insomma, tra il bianco e il nero, dove sono finite tutte le sfumature di grigio?
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