Intervista a Guido Scorza, membro del collegio del Garante per la protezione dei dati personali
La privacy è un valore inalienabile. Tutelarla significa tutelare la propria identità nella sua interezza e quindi tutelare anche le nostre possibilità di sviluppo intellettuale, emozionale e spirituale, mettendoci a riparo da ogni deriva di mercificazione dell’uomo. Questo il tema dell’ultima puntata di OLL In, trasmissione condotta dal Presidente di Assocontact e del Gruppo Activa, Lelio Borgherese.
Insieme a lui Guido Scorza, componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali, già avvocato cassazionista e socio fondatore dello studio legale E-Lex.
Nonostante il rispetto della privacy costituisca un pilastro dei principi europei, il valore della tutela dei dati non è ancora pienamente riconosciuto, soprattutto da parte dei più giovani. Secondo Scorza, “in parte, la ragione sta nel comprendere il vero valore della proprietà intellettuale, perché si tratta di diritti che non hanno né forma né materia. In parte invece, questo è dovuto al fatto che i più giovani sono cresciuti in un mondo in cui il confine tra vita pubblica, vita privata e vita segreta è molto, molto sottile”.
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Meno di un mese fa è stata approvata la bozza ufficiale del Regolamento sull’approccio all’Intelligenza artificiale della Commissione europea. Il nuovo documento, per i temi legati all’AI, si pone come un’evoluzione del GDPR in conseguenza dell’enorme accelerazione del digitale imposta dalla pandemia. Da una prima analisi emerge una questione sostanziale che riguarda l’etica delle tecnologie AI e la loro compatibilità con la concorrenza in un contesto globale dove i giganti del settore possono sfruttare l’AI con molta più disinvoltura e limiti decisamente meno stringenti.
“L’Europa rischia di diventare il continente della over regulation per il suo approccio più orientato alla privacy. Si rischia di restare indietro nello sviluppo delle tecnologie di Intelligenza Artificiale”, osserva Guido Scorza. “La normativa imposta dal GDPR, però, ha posto l’Europa sul palco degli attori globali, aprendo alla possibilità di rendere questo tipo di regolamentazione un esempio”.
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Un altro tema affrontato nell’intervista è quello della digitalizzazione nella PA. Durante la pandemia sono emersi infatti alcuni problemi seri. Ad esempio l’app Immuni si è scontrata con la sfiducia dei cittadini e la difficoltà nel condividere dati per il contact tracing. Secondo Guido Scorza non è questo l’unico motivo che ha decretato la débacle dello strumento: “Una parte del suo insuccesso è dovuta soprattutto a una cattiva gestione del patrimonio informativo pubblico”, spiega l’avvocato, E aggiunge: “Una piaga della nostra Pubblica Amministrazione è una sorta di gelosia dei dati. Una convinzione secondo la quale il possesso esclusivo dei dati si traduce in maggior potere. In questo modo si continua a tenere questo patrimonio segregato e senza possibilità di interoperabilità”.
Luisa Vittoria Amen