Primo episodio di un corposo Speciale Radio Activa Plus, in collaborazione con BHR Designer, dedicato ai leader moderni, abituati a navigare in contesti in continua ridefinizione
Inauguriamo oggi un corposo Speciale Radio Activa Plus di tre puntate, dedicato all’analisi della leadership e delle competenze trasversali, realizzato in collaborazione con Borgherese HR Designer, società di consulenza in ambito Human Resources Management.
L’approfondimento operato da BHR Designer nasce dalla necessità di comprendere ciò che, per sua natura, è mutevole e soggetto a continue microevoluzioni – le attività lavorative, le competenze a esse sottese, i rapporti inter e intrafunzionali – partendo da alcuni quesiti provocatori: cosa si intende oggi con il termine leadership? Quali competenze ci aspettiamo da un leader? Prima ancora, i leader hanno motivo di esistere nella meta-modernità? Se sì, qual è l’identikit del leader di oggi?
Le realtà organizzative, oggi più che mai, vivono cambiamenti endemici, inesorabili, continui. La liquidità – per dirla con Zygmunt Bauman – rende difficile la cristallizzazione delle procedure; anche gli approcci consulenziali, quindi, devono essere fluidi. La capacità di adattarsi rapidamente è la condizione necessaria alla sopravvivenza, al progresso e all’evoluzione delle organizzazioni moderne. Così, il moderno leader, che ha imparato a surfare la complessità, non può che essere chi è in grado di navigare in contesti in continua ridefinizione.
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Il ruolo delle intelligenze artificiali nei cambiamenti organizzativi
Partendo dall’avvento di algoritmi rivoluzionari, come ChatGPT, e dal loro utilizzo all’interno dei contesti lavorativi, Giulia Borgherese, CEO di BHR Designer, ha intervistato Maria Teresa Cuomo, Prof.ssa ordinaria di Economia Manageriale presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università di Salerno e Affiliated Professor della Business School della Brunel University di Londra.
“Nell’ultimo anno l’intelligenza artificiale ha occupato la scena mediatica a causa del suo enorme impatto a livello micro (personale), meso (organizzazioni), macro (Paesi) e, più in generale, visto il suo impatto sull’intera società”, osserva la Prof.ssa Cuomo. Per calcolarne la portata reale, e gli effetti di strumenti come ChatGPT sullo svolgimento di mansioni fino a ieri appannaggio esclusivo degli esseri umani, la nostra ospite tratteggia il quadro storico relativo allo sviluppo dell’AI.
Partendo dal concetto di automazione, e individuando nel 1950 una prima data spartiacque, poiché “dopo Alan Touring ci si è chiesti se le macchine potessero pensare”, la Prof.ssa Cuomo divide, quindi, la storia dello sviluppo dell’intelligenza artificiale in tre momenti. Gli anni dal 1950 al 2012 sono quelli in cui la macchina pensante è considerata un proxy; tra il 2012 e il 2018, invece, l’intelligenza artificiale è considerata un tool, uno strumento sostitutivo del lavoro; nel terzo dominio preso in esame dalla nostra ospite, quello odierno, le prime due funzioni sono accorpate in un “livello ensemble”.
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Ma come cambiano il panorama lavorativo e le capacità che devono essere sviluppate, in primis dalle figure apicali, per il successo e l’implementazione dell’AI nei contesti organizzativi?
Ancora, in che modo un leader utilizza, o può utilizzare, l’intelligenza artificiale per esercitare il suo ruolo?
“Un leader che possa dirsi al passo con i tempi non può trascurare l’apporto dell’AI al funzionamento della sua organizzazione”, osserva Cuomo. E aggiunge che il leader moderno “deve leggere e interpretare adeguatamente l’intelligenza artificiale in relazione alle caratteristiche della propria azienda. Non solo: deve essere in grado di metterla in relazione al settore di appartenenza e ai talenti. È importante, poi, tenere opportunamente in considerazione le persone che adopereranno l’AI, con la loro storia professionale e le loro eventuali resistenze”.
Nessuna professione è esclusa dal farsi carico dell’Innovazione tecnologica. Anche nel contesto accademico strumenti come ChatGPT costituiscono dei validi alleati, a patto che vengano utilizzati per liberare il tempo da attività routinarie, a basso contenuto intellettuale, al fine di utilizzarlo in maniera più proficua, per l’esercizio del pensiero critico o contemplativo e per le attività creative.
La protezione del diritto d’autore è un tema sentito dalla Comunità scientifica, che esercita un controllo molto scrupoloso sui contributi accademici. Ad oggi è assolutamente vietato scrivere lavori con l’utilizzo, anche relativo a porzioni di testo, di algoritmi di AI. Nonostante ciò “non sono mancati i tentativi di frode, con contributi di riflessione in tutto o in parte generati in maniera artificiale, ma per fortuna siamo ancora sotto il 10%”, racconta Cuomo.
Quanto agli studenti, che verosimilmente già si avvalgono di soluzioni di AI per ottimizzare lo studio e il lavoro di ricerca, la Prof.ssa spiega che nei loro confronti non esiste ancora una normativa chiara o delle sanzioni. “Il loro lavoro deve partire da un’elaborazione personale; – aggiunge Cuomo – gli studenti non possono esimersi dal mettere in campo la loro creatività e la loro capacità di creare nessi; insegno loro a valorizzare l’apporto dell’AI per comparare, trovare eventuali errori, analizzare i dati. Di solito noi docenti giochiamo di prevenzione. Per fortuna i miei studenti sono lungimiranti e intellettualmente onesti, accolgono i suggerimenti e li mettono in pratica in maniera diligente”.
In generale, dal punto di vista della nostra ospite, le capacità umane, di organizzazione, coordinamento, relazione, comunicazione non subiranno un impoverimento a causa delle intelligenze artificiali. Molto, però, dipenderà dall’approccio di ciascuno nei confronti di questi strumenti. Secondo Cuomo esistono dei meccanismi di compensazione, che eviteranno il depauperamento delle conoscenze. A fare la differenza sarà il nucleo degli individui.
“Chi desidera crescere e imparare, ed è dotato di creatività e senso critico, sarà in grado di valorizzare l’AI come strumento a servizio della comunità e della sua personale evoluzione, dell’ampliamento delle sue capacità. Si impoverirà chi di fondo è già privo di curiosità intellettuale e tenderà, probabilmente, ad avere atteggiamenti fraudolenti, a trovare escamotage per far fare agli algoritmi la maggior parte del proprio lavoro.”
Lo studio e la ricerca rappresentano un faro in questo scenario, poiché ci aiutano a rischiarare le zone grigie, che alimentano, invece, fobie e paure nei confronti del nuovo che avanza. Grazie al mondo accademico abbiamo un valido ancoraggio teorico per comprendere e declinare l’apporto dell’Innovazione tecnologica all’interno delle imprese.
È il pensiero che guida anche noi di Radio Activa Plus: nel nostro piccolo, con il lavoro di divulgazione sui temi dell’Innovazione che portiamo avanti da anni, confidiamo di offrire ai nostri lettori-ascoltatori una chiave di lettura utile per comprendere e – perché no – governare, la complessità del mondo di oggi.
Nell’attesa del prossimo episodio di questo Speciale, che si concentrerà sull’impatto dell’ambiente multigenerazionale sulla leadership, segnaliamo che mercoledì 15 maggio, presso la Camera dei Deputati, si parlerà anche del ruolo dell’AI nei contesti organizzativi, nell’ambito della giornata di studi sul ruolo del Middle Management nell’evoluzione delle imprese e della PA organizzata dal CESMAL. Tra gli interventi anche quello di Giulia Borgherese, nel panel “Il valore della professionalità dei Middle Manager nell’era digitale”, e di Lelio Borgherese, nel panel “Intelligenza artificiale: la sfida degli scenari complessi nel lavoro”.
S. C.
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