Insieme a Dario Ambroggi, direttore della Business Transformation Unit di GN Techonomy, approfondiamo da vicino l’ottimizzazione intelligente dei processi. Il Process Intelligence fondamentale anche per la PA del futuro
Uno Speciale Radio Activa Plus dedicato ad approfondire i temi PA del futuro e Process Intelligence, già trattati durante il convegno “Process Intelligence per la PA digitale – Innovazione, semplificazione e collaborazione nel percorso di transizione digitale”, svoltosi presso Palazzo Wedekind, a Roma. L’evento dello scorso marzo, presentato da Impresoft, era stato organizzato da GN Techonomy in collaborazione con Software AG.
Per addentrarci ulteriormente nell’argomento e per approfondire il concetto stesso di Process Intelligence, abbiamo invitato ai nostri microfoni Dario Ambroggi, direttore della Business Transformation Unit di GN Technonomy e docente di Business Process Analysis e Process Mining presso l’Università Bocconi.
GN Technomy è un Solution Provider specializzato nella consulenza tecnologica e nella fornitura di soluzioni innovative per le imprese. “Adottiamo una logica Process First, cioè partiamo sempre prima dalla comprensione approfondita dei processi per poi identificare quali sono le soluzioni più adatte da implementare in azienda”, spiega Ambroggi. Poi continua: “Cerchiamo di evitare l’approccio classico dell’Application First, in cui si sceglie una tecnologia e dopo si cerca di adattarla all’organizzazione. Per noi la tecnologia è un mezzo, non è un fine, quindi prima viene l’efficienza, la sostenibilità, il valore reale per i nostri clienti e poi il mezzo con cui questo effetto si va a produrre”.
GN Techonomy fa parte del gruppo Impresoft, un ecosistema di aziende che operano in sinergia all’interno del mondo dell’Innovazione tecnologica. Questa realtà totalmente italiana, nata grazie al fondo di investimento Clessidra, che qualche anno fa ha puntato sul progetto, si pone l’obiettivo di accompagnare le imprese verso un modello di business più evoluto, digitale e competitivo, mettendo insieme le migliori competenze in ambito tecnologico presenti sul mercato.
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Process Intelligence: ambiti di applicazione e utilità
Con Process Intelligence si intende una disciplina abbastanza nuova che permette di analizzare, comprendere e migliorare i processi organizzativi basandosi sull’analisi avanzata dei dati generati dai sistemi informatici aziendali. A volte si tende a confondere questo approccio con l’adozione di strumenti di Process Mining – osserva Ambroggi – ma il vero punto di forza del Process Intelligence sta “nella combinazione tra il mondo del Business Process Management o Process Modeling e la parte di Process Mining“. Ancora con le parole del nostro ospite:
“Il Business Process Management o Process Modeling consente di mappare il funzionamento di un’azienda, quali sono i suoi processi e come l’azienda dovrebbe funzionare perché crea una visione teorica e progettuale dell’azienda […]. Attraverso delle interviste alle persone che lavorano sui processi, si cerca di analizzare su carta il modello operativo di un’azienda, cercando ovviamente di andare a migliorare i punti dove ci sono spazi di miglioramento […]. Il Process Mining, invece, è qualcosa di diverso. Analizza i dati reali dei sistemi aziendali per ricostruire come i processi funzionano realmente […]. Attraverso l’analisi dei log generati dai sistemi aziendali informatici noi possiamo fare una sorta di discovery di quello che è successo e capire esattamente come i processi sono stati eseguiti. Quindi, quando abbiamo la combinazione di Process Management, Process Modeling e Process Mining, alla fine abbiamo una vista dell’azienda sia ideale sia reale, riusciamo a confrontarle e a scoprire meglio quali sono i colli di bottiglia, le inefficienze e le opportunità di miglioramento.”
Il Process Intelligence è un approccio fondamentale in un’epoca di cambiamenti tanto repentini quanto consistenti. Per districarsi tra le norme in materia di cybersecurity, gli obiettivi ESG cui allinearsi e le nuove tecnologie disruptive immesse sul mercato, il ricorso al Process Intelligence diventa un elemento abilitante per le aziende che non vogliano farsi travolgere dalle transizioni – sostenibile e digitale – in atto.
Non solo: il Process Intelligence è una leva strategica anche per scegliere con precisione su quali innovazioni tecnologiche puntare per evitare gli investimenti a vuoto. “La chiamiamo digitalizzazione intelligente, orientata ai risultati e costruita su misura”, commenta Ambroggi.
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Le sfide principali per la PA del futuro
Venendo alla pubblica amministrazione del futuro – anzi aumentata, riprendendo un concetto emerso nel corso del Forum PA 2025 – abbiamo chiesto al nostro ospite quali sono le sfide principali che la PA deve affrontare oggi per innovare a sua volta i propri servizi e se la sinergia pubblico-privato può rivelarsi una chiave vincente per affrontare la transizione digitale.
L’auspicio di Ambroggi è che la pubblica amministrazione si evolva “da centro di gestione a centro di valore, capace di usare il digitale per fare meglio e diversamente, mettendo al centro le persone, costrendo un motore di amministrazione pubblica proattivo, intuitivo e intelligente”.
Le sfide, chiaramente, sono molteplici: dal tema dell’interoperabilità dei sistemi, e degli stessi processi, passando per la gestione sicura dei dati dei cittadini, fino ad arrivare alla cultura digitale in senso lato, perché “innovare non significa soltanto introdurre nuove tecnologie, ma anche cambiare mentalità“.
In un contesto in cui la formazione è essenziale, quindi, sia per mantenere alto il livello dei servizi al cittadino, sia per i cittadini stessi, ancora in certi casi afflitti dal Digital Divide, la sinergia pubblico-privato può giocare un ruolo fondamentale, riducendo il rischio di errori e investimenti inefficaci. Infatti, le aziende del settore tecnologico possono portare alla PA competenze, metodologie agili di implementazione della tecnologia e, soprattutto, soluzioni già testate nel mondo privato, che ovviamente poi necessiteranno di essere adattate alla specificità del settore pubblico.
Anche il Process Intelligence, se applicato alla PA, potrebbe aiutare a mapparne le metodologie, individuarne efficienze e inefficienze, definire meglio i requisiti per l’adozione di nuove tecnologie. Con le parole di Ambroggi: “Solo unendo visione pubblica e competenze private potremo costruire una PA che sia davvero digitale, più vicina alle persone e pronta a rispondere alle sfide del futuro”.
Per approfondire, vi rimandiamo all’ascolto dell’episodio completo, che risponde anche alla domanda: ha senso che la PA si affretti a integrare l’intelligenza artificiale nei propri processi? Per conoscere la risposta del nostro ospite, cliccate sul player.
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