“L’Italia è tutta una frana, eppure nelle sue università si chiudono le facoltà di Geologia, gli enti pubblici non utilizzano i geologi, e i giovani alla fine abbandonano questa professione bistrattata”, Stefano Secondino
Nel 2016 il Corriere Adriatico apriva con queste parole un articolo dedicato al primo Congresso nazionale dei geologi italiani. Oggi, nel 2021, ci sentiamo di dire che poco è cambiato. Manca una cultura geologica e i geologi sono utilizzati poco e male.
I bandi di concorso non cercano queste figure, nemmeno per le grandi opere pubbliche. Chi vince l’appalto seleziona un geologo. E qui scatta la corsa al ribasso, con conseguenze prevedibili in termini di qualità e sicurezza.
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I paradossi non si fermano: l’Italia, terra di miniere, non sfrutta la risorsa. Dove altrove le miniere in disuso vengono riconvertite in musei, da noi vengono lasciate all’incuria. La memoria storica si perde. E le occasioni sprecate non si contano più.
Perché? Dove si radica il problema? Cosa fare per cambiare le cose? Il nostro Francesco D’Amico accetta la sfida e prova a rispondere a simili interrogativi. Prestategli orecchio!
Eleonora Medica