Intervista a Riccardo Maria Monti, CEO di Triboo Spa
La pandemia di Covid-19 ha cambiato, se non stravolto, le vite di tutti, ma all’Italia ha anche lasciato un’eredità importante: la spinta verso la digitalizzazione. Che cosa significa questo per il nostro Paese? Quali sono le soluzioni migliori per rilanciare il tessuto produttivo italiano? E quanto saranno importanti, nel prossimo futuro, i mercati esteri?
Nel nostro approfondimento il Presidente del Gruppo Activa, Lelio Borgherese, ha discusso della necessità di ripartire con Riccardo Maria Monti, ex Presidente di ICE (Italian Trade & Investment Agency), oggi amministratore delegato di Triboo Spa e Vice Presidente Esecutivo della Fondazione Italia Cina.
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Superata la fase 1 dell’emergenza, caratterizzata, secondo il nostro ospite, anche da alcuni “eccessi repressivi delle libertà individuali”, come nel caso dell’accanimento verso i runner, arriva il momento di fare i conti con l’economia in crisi e soprattutto di pensare al rilancio del Paese, forti dell’unica eredità positiva che l’esperienza dell’emergenza ci ha lasciato: la spinta verso il digitale.
Il web è ormai affollato tra siti, prodotti e produttori di contenuti. Con le parole di Monti, “chi ha un brand forte vince, ma il boom degli e-commerce può essere una grande opportunità per il mondo del made in Italy, cui sono da sempre associati fattori positivi come affidabilità, buona fattura e originalità”.
L’Italia, però, ha ancora carenze infrastrutturali importanti in merito al digitale. Dal punto di vista delle policy, risulta urgente incentivare la digitalizzazione sia investendo sulle fasi preliminari, prettamente logistiche, sia su quelle successive, necessarie a farsi notare sul mercato.
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Secondo Monti, la Cina sarà la prima economia del mondo al più tardi nel 2023. Chiunque abbia denaro da investire sta pensando di farlo in Cina, Corea, Giappone, dal momento che l’Asia è impostata su una crescita economica sempre più rilevante. Non è dunque pensabile non avere rapporti con quei mercati.
Come italiani dobbiamo valorizzare l’amore per il made in Italy e incentivare l’interesse dei cinesi a visitare il nostro Paese, dal momento che sono grandi compratori che viaggiano in maniera destagionalizzata. Con le parole del nostro ospite, “senza l’Europa l’Italia è totalmente irrilevante dal punto di vista economico-politico, ma dal punto di vista commerciale ha qualche punto di vantaggio: i cinesi, vista la loro cultura millenaria, riconoscono come valida sul fronte storico-culturale solo l’Italia”.
Germania e Francia hanno già fatto diversi passi avanti nel rapporto con i Paesi orientali. “Non è vero ciò che si dice, che l’Italia si è svenduta alla via della seta”, spiega Monti. E conclude: “Non è una colpa provare a ingaggiare il sistema cinese, anzi è necessario impegnarsi di più”.
Sabrina Colandrea