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AI e Fantascienza: cosa temiamo davvero delle intelligenze artificiali?

In pochi mesi le AI generative hanno fatto irruzione nelle nostre vite. La Fantascienza l’aveva “predetto”

 

 

Il panorama relativo alle intelligenze artificiali è variegato e in continua evoluzione. In pochi mesi, le AI generative hanno fatto irruzione in diversi ambiti delle nostre vite: scolastico, accademico, lavorativo, e così via. Inevitabilmente, è sorta la necessità di verificare l’autenticità di testi, elaborati e immagini, vista l’abitudine sempre più diffusa a ricorrere ad “aiutini artificiali” da parte degli studenti, ma anche dei professionisti (che, si spera, adoperino le AI alla stregua di strumenti e con la giusta dose di spirito critico). Un mese fa, poi, il clamoroso intervento del Garante della Privacy per bloccare ChatGPT in Italia per sospette violazioni della normativa sul trattamento dei dati personali

Tuttora le questioni aperte sono tantissime e gli speaker di CIFcast non si pongono certo l’obiettivo di affrontarle in maniera esaustiva, anche perché, come sa chi segue questo podcast, l’intento divulgativo è un altro. In questo episodio, però, i nostri forniscono qualche cenno sul tema, partendo dal concetto di intelligenza artificiale.

 

 

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Parafrasando alcuni passi di un articolo scientifico pubblicato nel 2008 sul portale Treccani.it, “l’intelligenza artificiale è una disciplina afferente all’Informatica che studia fondamenti teorici, metodologie e tecniche che consentono di progettare sistemi hardware e software atti a fornire a un elaboratore elettronico prestazioni che sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana”. Ma, attenzione, lo scopo della disciplina non è replicare la nostra intelligenza – obiettivo per molti addirittura inammissibile – bensì riprodurne o emularne alcune funzioni. Eppure alcuni studi e sperimentazioni mirano al raggiungimento della “senzienza” o, come direbbero gli addetti ai lavori, alla creazione della cosiddetta “AGI”, l’intelligenza artificiale generale o forte.

Spulciando pubblicazioni e articoli specifici, i nostri hanno ricavato informazioni interessanti sul tema. Ad esempio, un’intelligenza diversa da quella umana sarebbe “senziente” e “autocosciente” se mostrasse una caratteristica, difficilmente traducibile in italiano: l’“agency”, in altre parole “l’autonomia”. Se una macchina, quindi, mostrasse l’abilità di agire sulla base di una forma di “ragionamento causale” e riuscendo a spiegare il motivo delle proprie azioni, allora potrebbe dirsi senziente. Le attuali intelligenze artificiali non sono in grado di farlo, perché le loro azioni non sono il frutto di un ragionamento causale, ma soltanto di correlazioni statistiche derivate dai database che vengono messi a disposizione dai programmatori.

 

 

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Venendo al mondo Sci-Fi, ciò che interessa ai nostri è focalizzarsi su come sono rappresentate le AI in letteratura e su quali problemi suscitano, o vogliono risolvere, nella fiction, queste “entità robotiche”.

Il romanzo del 1872 “Erewhon” di Samuel Butler è conosciuto come il primo caso di narrazione in cui si accenna a un’intelligenza non umana. L’opera si basa su un articolo di Butler di qualche anno prima, dal titolo significativo “Darwin among the Machines”, nel quale l’autore si interrogava già sull’eventualità che le macchine potessero evolversi secondo lo schema darwiniano e, un giorno, dopo aver preso coscienza di sé, decidere di soppiantare gli umani.

 

 

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Nelle discussioni letterarie sul tema si tende a scindere gli approcci degli autori in due posizioni nettamente contrapposte: intelligenze artificiali cattive (con molteplici visioni distopiche a titolo di esempio); e AI buone, ovvero che aiutano l’essere umano a superare i propri limiti e, in generale, la civiltà a prosperare (in questo caso si tratta di visioni utopistiche, per cui rimando all’episodio precedente).

Dopo aver citato Butler, i nostri chiamano in causa un grande cavallo di battaglia di CIFcast, ossia “Frankenstein“. Il romanzo di Mary Shelley ruota attorno ad uno dei tanti esempi di “macchine pensanti” riscontrabili nella letteratura del XIX secolo: il “mostro” creato dal dottor Frankenstein, infatti, ha una coscienza e la capacità di pensare. È, però, nel secolo successivo che il tema dell’intelligenza artificiale si sviluppa in modo significativo, tanto che oggi la Fantascienza è sempre più spesso associata, nell’immaginario collettivo, alle “macchine intelligenti”.

Le opere di autori come Isaac Asimov, Arthur C. Clarke, Philip K. Dick, William Gibson, e molti altri hanno esplorato il tema dell’intelligenza artificiale in svariati modi. L’AI è stata presentata come una minaccia per l’umanità nel celeberrimo romanzo di Clarke “2001: Odissea nello spazio”; sul fronte opposto, l’intelligenza artificiale è una preziosa alleata dell’umanità nei romanzi di Asimov sui robot, in cui le macchine sono progettate per proteggere e servire gli esseri umani.

 

 

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Non solo: la Fantascienza ha spesso anticipato lo sviluppo tecnologico. Ad esempio, il romanzo del 1984 “Neuromante” di Gibson ha previsto la diffusione di massa dei computer e della realtà virtuale, mentre il film “Terminator” del 1984 ha immaginato un futuro in cui le macchine hanno preso il controllo del mondo. L’immaginaria rete di supercomputer Skynet, come HAL 9000, ormai è il simbolo universale di una minaccia futura non più così inverosimile.

Tuttavia, la Science Fiction non si è limitata a prevedere il futuro delle intelligenze artificiali. Spesso le opere che hanno trattato l’argomento hanno anche esplorato le implicazioni etiche, sociali e culturali delle tecnologie cibernetiche, come, ad esempio, i temi dell’autonomia delle macchine, delle relazioni tra macchine ed esseri umani e dell’impatto dell’avvento delle intelligenze artificiali sulla società.

Più che parlare di distopie e utopie sarebbe allora il caso di chiederci cosa rappresentano per noi le AI? E, ancora, cosa temiamo davvero delle intelligenze artificiali? Che violino la nostra privacy? Che ci raccontino Fake News? Che un giorno ci faranno perdere il posto di lavoro o, addirittura, ci stermineranno?

Per scoprire come la pensano i nostri speaker in merito, non vi resta che ascoltare l’episodio.

S. C.

Ospite

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